Il territorio di Pianura tra Neapoli e Puteoli
Lungo il versante occidentale della collina dei Camaldoli, ad una quota di circa 210 metri, nei pressi della Masseria del Monte, si apre la galleria della cava di Pianura
(1).
Il piperno è uno dei prodotti vulcanici caratteristici della Campania, comunemente usato nelle opere architettoniche soprattutto a partire dal XV secolo. Fino alla metà del XX secolo era opinione prevalente che il piperno fosse stato prodotto da un solo vulcano dei Campi Flegrei, il cosiddetto vulcano di Soccavo, ubicato al bordo della caldera Archiflegrea, ai piedi della collina dei Camaldoli. Gli scavi eseguiti dalla Commissione per lo studio del sottosuolo di Napoli, i cui risultati sono stati pubblicati nel 1967 a cura del Comune di Napoli, hanno permesso, però, di rinvenire lembi di piperno in diverse aree della zona urbana napoletana, inducendo a formulare l’ipotesi che il piperno, più che il prodotto esclusivo di un unico vulcano, sia da considerarsi frutto di un’attività eruttiva di diverse formazioni vulcaniche
(2). Varie cave di piperno, tutte sotterranee e ormai abbandonate, sono presenti lungo i fianchi della collina dei Camaldoli, nei territori di Pianura e Soccavo, ai margini della regione flegrea, nella zona boschiva ai confini degli Astroni
(3). La conca di Pianura comunica con Soccavo tramite la Cupa Fredda percorsa dalla via romana che, partendo da Napoli, raggiungeva la via Campana. Il più antico collegamento viario tra Cuma e
Neapolis, databile al V sec. a.C., escludeva, infatti, la fascia costiera flegrea e si sviluppava attraverso Pianura e Soccavo con diramazioni verso Quarto e Qualiano.
Poco si conosce delle vicende più antiche del territorio di Pianura che, come tutta l’area dei Campi Flegrei, nei tempi preistorici e protostorici era ancora investita da una significativa attività vulcanica che doveva rendere instabile l’orografia dei luoghi e abitabili soltanto zone limitate
(4). L’ultimo periodo eruttivo, databile a 2500-1500 anni fa, che ha interessato i territori di Agnano, Monte Spina, Astroni, Solfatara-Olibano, Averno e Miseno, ha, inoltre, cancellato i resti di eventuali più antichi insediamenti
(5). Un’occupazione stabile del territorio è documentata dalle tracce delle popolazioni riferibili alla cosiddetta “cultura del Gaudo”, databili tra il 2500 e il 1500 a.C., ritrovate nell’arcipelago flegreo (Lacco Ameno ad Ischia), sul monte Sant’Angelo e in una cava di pozzolana a Licola
(6). All’età del bronzo risalgono, invece, gli insediamenti preistorici di Vivara e della Montagna Spaccata, nonché frammenti di ceramica d’impasto rinvenuti sul monte Gauro e nella piana di Quarto
(7). Documentano, inoltre, la fase preellenica di Cuma gli scavi condotti nel 1878 e il 1896 dal colonnello Stevens, appassionato collezionista, e nel 1903 dall’avvocato Ernesto Osta, le cui raccolte rivestono particolare importanza per lo studio dell’età del ferro nel territorio flegreo
(8). Alcuni studiosi ipotizzano una frequentazione già in età preromana delle numerose grotte del territorio, successivamente trasformate in cave
(9).
Se l’abbondanza di dati materiali provenienti dalle necropoli di Cuma consente di delineare il contesto sociale da cui prende avvio la diffusione della cultura greca in Occidente dopo la fondazione della colonia di
Kymae (Cuma) intorno al 725 a.C., l’estrema povertà di dati relativi all’area urbana e al territorio rende particolarmente ardua la ricostruzione dello sviluppo della città e delle modalità di controllo dell’area. L’acropoli di Cuma è destinata ad accogliere le aree sacre, ma svolge, nello stesso tempo, una funzione di roccaforte per il controllo della vasta piana circostante. Secondo Dionigi d’Alicarnasso l’area controllata da Cuma si estendeva per gran parte della pianura campana e sulla costa di Miseno. Strabone riporta che il golfo di Napoli era chiamato “cumano” e che la colonia fondata nel 531 nell’attuale rione Terra a Pozzuoli ricadeva nel territorio cumano
(10). Sulla collina di Pizzofalcone, inoltre, era stanziata una colonia di cumani che controllava tutta la costa e la piana circostante, documentata da un gruppo di tombe rinvenute nel 1949 in via Nicotera che conferma l’ipotesi tradizionale dell’ubicazione di Partenope sul colle di Pizzofalcone
(11). La nuova città, nata da fondatori cumani, si consolidò con il sostegno dei siracusani guidati dal tiranno Hierone, al quale i cumani avevano chiesto soccorso contro gli Etruschi. Prova dell’influenza siciliana è il rinvenimento di monete ateniesi e siracusane nel ripostiglio numismatico rinvenuto a Pianura nel 1844
(12).
Nel IV secolo a.C. il territorio di Napoli comprendeva la parte orientale dei Campi Flegrei e le isole; il limite occidentale era costituito dai colli Leucogei, dalle pendici della Solfatara verso la conca di Agnano e, più a sud, dalla sella tra il monte Olibano e la Solfatara. Più a nord anche Pianura rientrava nella sfera territoriale di Napoli, come dimostrato dal rinvenimento di un termine prediale di età romana
(13).
Napoli non aveva facili comunicazioni con i Campi Flegrei: l’unico valico naturale era costituito dalla Sella di Antignano che segna il limite tra l’Arenella e il Vomero. Come disegnato nella
Pianta della viabilità antica pubblicata nel 1952 da Johannowsky
(14) (link), due erano i principali assi di collegamento tra
Neapolis e l’area occidentale: l’uno che, attraverso il vallone corrispondente all’attuale via Chaia, si svolgeva lungo la spiaggia fino a raggiungere la
crypta neapolitana, per proseguire poi verso Posillipo; l’altro, la via
puteolana per colles, che, partendo dalla fine di uno dei decumani, per lo Spirito Santo, si sviluppava lungo la collina del Vomero fino ad Antignano
(15). L’itinerario
per colles Pendino-Sella d’Antignano era seguito dalla romana via
Antineana (16), che utilizzava nel primo tronco il Cavone (via Correra) cioè il tratto finale incassato nel corso dell’Arenella, anticipando poi le attuali via Salvator Rosa, via della Cerra, via di San Gennaro ad Antignano e, quindi, dopo la Sella attraversava la piana di Soccavo e la conca di Pianura, fino a raggiungere nella piana di Quarto la via Campana proveniente da Pozzuoli
(17). Il traforo della collina di Posillipo e l’apertura della
crypta neapolitana segnò un netto ridimensionamento dell’asse Napoli-Soccavo-Cuma, rimasto nell’ambito dell’influenza culturale di
Neapolis, come sembra attestare il rinvenimento di iscrizioni greche di epoca imperiale a Soccavo e Pianura
(18).
Numerosi rinvenimenti archeologici sono registrati in una recente pubblicazione che, in un schema sintetico, scheda la presenza in località Cancello di necropoli e resti di mausolei, di strutture murarie e tratti stradali nel Cavone degli Sbirri, ancora di mausolei a grotta della Papera e a Masseria Grande - dove è segnata anche la presenza di ville - di strutture murarie nella Masseria Oliveto e a Pignatiello - dove segnala il rinvenimento di pavimenti mosaicati - di necropoli a Monti, a Pisani, a Romano, zona nella quale si trovano anche necropoli, cisterne e mausolei; ancora necropoli, ville e mausolei a San Lorenzo, Spadari, Svizzeri, Torre Lupara, Torre Poerio e Torciolano. Alcune monete, sempre di età imperiale, nonché un cippo di tufo con iscrizioni di età repubblicana furono, inoltre, rinvenute in una vigna di Pianura di proprietà di Catello Fusco
(19). Nelle
Notizie storiche di Pianura, pubblicate nel 1914, si riporta che nel palazzo dei conti di Pianura si potevano osservare due marmi sepolcrali
(link - link) con iscrizioni
(20). Lorenzo Giustiniani nel 1804 attesta l’esistenza nel territorio di Pianura di resti archeologici, tra cui “gli avanzi di un acquidotto”, sepolcri e monete, nonché due marmi sepolcrali che non giudica, però, significative testimonianze dell’esistenza di Pianura o
Chianura in epoca romana
(21). Lo storico ritiene, infatti, contro l’opinione del Galdi - autore di una
Dissertazione sull’Antichità di Pianura che la presenza di reperti di epoca romana fosse da riferirsi agli interessi di antiquario e collezionista di Francesco Enrico Grasso, conte di Pianura, che nel cortile del palazzo baronale ospitava una personale raccolta di oggetti antichi
(22). Il Beloch indirettamente riferisce dell’esistenza di un vero e proprio museo del conte di Pianura, ove erano conservati anche disegni e rilievi delle mura urbane di epoca romana rinvenute nel centro di Napoli
(23). La recente attività di ricognizione del gruppo archeologico napoletano ha evidenziato la presenza, nel territorio di Pianura, di un gruppo di cisterne inglobate in una masseria, costruite in
opus reticulatum e in opera laterizia rivestita di cocciopesto, nonché di un mausoleo funerario detto “del Polo artigianale”
(link).
Negli anni tra il I e II secolo d.C. Roma varò un piano di rinnovamento della rete stradale del territorio Flegreo che contemplava anche il restauro della
via Puteolis Neapolim documentato dalle iscrizioni dei miliari rinvenuti lungo il percorso, di cui si conserva quello ritrovato presso Soccavo
(link) - e il miglioramento del suo tragitto attraverso la creazione di una variante nella conca di Agnano (102 d.C.) per sostituire un tratto più antico, ma meno agevole, che seguiva con forti pendenze l’andamento collinare
(24). Le nuove infrastrutture stradali contributirono a dare impulso allo sviluppo della zona di Fuorigrotta, Agnano e Pianura.
Anche se l’età medioevale segnò il declino di gran parte del territorio flegreo, l’area tra
Naepoli e
Puteoli continuò ad essere frequentata, come sembrano documentare sporadiche testimonianze archivistiche che riportano i toponimi delle località situate nei pressi di Pianura.
Nel VII secolo il territorio di Pianura viene donato da Arechi II duca di Benevento alla chiesa di San Gennaro
ad corpus, eretta presso le mura della città di Napoli
(25). Nel X secolo le istituzioni monastiche della città di Napoli divennero protagoniste di una complessa riorganizzazione economica e territoriale dell’area occidentale, nel momento di passaggio dall’osservanza greca alla latina. Le donazioni superstiti nei documenti d’età ducale registrano concessioni e vendite dei terreni di Pianura alla congregazione della chiesa di San Pietro, al monastero di San Sebastiano di Napoli, al monastero dei SS. Sergio e Bacco e, infine nel XII secolo, al monastero di San Gregorio Maggiore di Napoli
(26).
Nei
Monumenta ad Neapolitani Ducatus Historiam pertinentia pubblicati a cura di Bartolomeo Capasso è riportato che non molto distante da Soccavo
poco ultra erat Pianura nescio cur major et aliquando ad S. Donatum appellata, atque locus Prepontianum (27) e, nell’apparato di documenti allegato, sono trascritti alcuni atti amministrativi del X secolo che attestano la presenza nell’area di grotte naturali, probabilmente utilizzate come depositi di derrate o materiale:
cum gripti è riportato in una donazione del 996
(28). L’esistenza di cave legate ad uno sfruttamento delle risorse litoidi emerge sporadicamente nella documentazione medioevale a partire dalla fine del XIII secolo. Anche se non direttamente riferita alla zona di Pianura una
cava comunale è ricordata in un atto del 1271, la
cava de Olibano nel 1328
(29).
A tale epoca è riferita dal De Criscio la fondazione dell’originario nucleo urbano di Pianura formato dall’addensarsi delle abitazioni degli operai addetti all’attività estrattiva delle cave del territorio
(30). Nei documenti di epoca angioina il territorio appare, infatti, ampiamente modificato da stabili nuclei urbani: il toponimo
Planura o
Planura majoris è usato per indicare una
villa, ossia un più ampio insediamento
de pertinentiis Neapolis; accanto ad esso compaiono diverse località:
Iulianellu, ad Sanctu Nicola, ad Romanos.
Pianura, agli inizi del XIV secolo è attestato come
casale della città di Napoli, collegato ad essa da una via di comunicazione, che nel 1307 viene disposto da re Carlo II d’Angiò di riparare poiché
ruinata ex tempestate aquarum (31). Tale arteria stradale, secondo la testimonianza del Giustiniani, veniva utilizzata soprattutto per il trasporto nella capitale partenopea di pietre di piperno, prodotto tipico dell’attività estrattiva dell’area di Soccavo e Pianura largamente impiegato nella costruzione degli edifici in epoca angioina e aragonese
(32). Giuseppe De Criscio nel suo saggio sul Comune di Pianura elenca alcune opere architettoniche napoletane nelle quali è attestato l’uso del piperno della cava di Pianura, tra cui la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, oltre a numerosi edifici residenziali che utilizzarono tale materiale costruttivo per gli elementi decorativi degli interni e dei prospetti
(33). Un particolare sviluppo ebbe, infatti, in età aragonese l’attività estrattiva nelle cave di Pianura e Soccavo che fornivano il piperno utilizzato nella nuova murazione della città.
L’entroterra napoletano, in particolare, fu luogo di intensa frequentazione da parte della corte aragonese e oggetto di interessanti interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali a carattere territoriale sin dalla metà del XV secolo
(34). A tal riguardo basti consultare le località citate nelle Effemeridi del Leostello, dove sono documentate cavallerizze reali a Caserta e a Marcianise e, tra i luoghi utilizzati a scopi venatori, sono nominati per la caccia al cinghiale Arnone, Eboli, Pianura, Marianella e Giugliano, al cervo Quarto, alle volpi e lepri Foggia e Cerignola, Pianura per le quaglie, Cuma, Pozzuoli, Monte di Procida per varie altre cacce
(35).
Secondo Bernardo Quaranta, Ferrante d’Aragona fu il primo che “usasse all’opera del fortificare la pietra detta piperno delle lave di
Succavo e
Pianura (36), ma alcuni studiosi hanno notato che di certo anteriore è l’uso del piperno nelle opere napoletane di architettura civile e religiosa, come dimostrato dal rivestimento esterno e dalla balaustra interna dell’ospedale della Pace
(37).
Con il governo vicereale si registra un tentativo di recuperare le vaste zone incolte e malariche nelle aree pianeggianti e nelle conche crateriche del territorio flegreo, ma solo con i Borbone si attuerà un più ampio programma di bonifica della Terra di Lavoro
(38).
Recenti studi riportano brani di documenti che sembrano attestare l’uso del piperno di Pianura in epoca borbonica nel Real Palazzo di Capodimonte; in particolare si trascrive ”I piperni e i travertini di gran mole che servivano all’edificio, essendo delle cave di Pianura, terra posta al di la della montagna di Posillipo verso Pozzuoli, ebbero con immensa fatica ad essere condotti sulla vetta del monte allora priva di una comoda ed ampia strada”
(39).
Gli studi scientifici dedicati all’analisi della fenomenologia vulcanica, sviluppatisi soprattutto a partire dalla fine del XVIII secolo, registrano un particolare interesse per le cave di piperno del territorio di Soccavo e Pianura, fornendo indirette testimonianze sullo stato dei luoghi a quell’epoca. In particolare Lazzaro Spallanzani, biologo e professore di storia naturale, pubblicò nel 1825 una relazione sul viaggio compiuto nel 1788 sui vulcani attivi in Italia, dedicando più di un capitolo all’area flegrea da lui visitata insieme all’abbate Scipione Breislak, direttore della Solfatara e professore di mineralogia
(40). Quest’ultimo nel 1798 diede alle stampe la
Topografia fisica della Campania nella quale osserva che dal secondo cratere di Napoli, ossia da Capodimonte, parte il monte delle Donzelle che è una collina sviluppata nella direzione occidentale
la quale forma un considerabil risalto che dicesi il monte de’ Camaldoli (41). Tra Capodimonte e i Camaldoli, continua l’abbate, vi è un vasto cratere intermedio, le cui pareti sono in gran parte composte di pomici e di sostanze incoerenti. L’aspetto dei luoghi è caratterizzato da profondi valloni, scavati dalle acque fluenti, e dalla presenza dell’eremo dei Camaldoli, da cui deriva la toponomastica dell’area. A sud ovest di questo cratere vi è quello di
Soccava e ad ovest quello di Pianura. Dai due crateri di Soccavo e Pianura, riporta lo studioso, è sortita quella lava di cui si fa molto uso nelle fabbriche napoletane, meglio conosciuta come piperno. “Essa trovasi nella parte inferiore della montagna, mentre la superiore è composta di tufo in cui sono racchiuse frequenti pomici bianche e pezzi erratici di lave. Il Piperno trovasi in un masso unito come appunto deve essere una corrente di lava. Non ho potuto determinare la sua altezza, ma credo, che non ecceda i 25 piedi. Poiché le persone addette allo scavo tagliano la pietra sino alla profondità di 20 piedi, passati i quali trovasi la pietra stessa fragile, di poca coerenza e che è perciò dagli architetti si rigetta. Da questo ne segue, che non è possibile il vedere su qual materia posa il Piperno”. Lo studioso esamina nei dettagli la composizione del piperno della cava di Pianura notando che si differenzia nettamente dal peperino dei colli
Albanesi e
Tusculani. Al piperno di Pianura dedica un’analisi petrografica Guglielmo Guiscardi, primo titolare della cattedra di geologia presso l’Università di Napoli, nella relazione letta nella regia Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli il 10 agosto 1867
(42). In essa si riporta che è possibile ritrovare il piperno alla profondità di 90-100 palmi sull’intero dorso di Posillipo e del Vomero in molti luoghi “nel cavare pozzi”, a Monte Spina presso il lago d’Agnano e sotto ai Camaldoli presso Pianura e Soccavo “nelle grandi cave che provvedono Napoli d'una delle sue piuttosto dure pietre da taglio”
(43).
Nella seconda metà dell’Ottocento l’estrazione del piperno nelle cave di Pianura è ancora documentata: nel 1872 vi lavorano 26 operai per 200 giornate lavorative annue. Ma già nei primi decenni del Novecento a Pianura risulta attiva una sola cava, da cui nel 1931 vengono estratte 180 tonnellate di piperno
(44). Di quest’unica cava, nel 1935, è attestata una saltuaria attività estrattiva eseguita con tecniche ormai vetuste (“ancora tutta a mano”) e con alti costi, limitata alla fornitura di piperno per i restauri di Castel Nuovo e per la Galleria della Vittoria
(45).
Regesto delle fonti storiche
591-641 Arechi II duca di Benevento dona il territorio di Pianura alla chiesa di San Gennaro
ad corpus, eretta presso le mura della città di Napoli
Sub eodem quoque Autistite Beneventanus Princeps inter multa alia obtulit in Ecclesia anuarii per praecepti feriem locum, qui Planuria nominatur, cum amnibus rebus…(G. De Criscio,
Cenni storici sul Comune di Pianura, Pozzuoli 1911, p. 5; R. Mele, S. Varchetta,
Pianura angolo dei campi Flegrei, snt, 1992, p. 69 citazione tratta da G. Diacono,
Cron. Episcop. Neapolit.).
961 30 novembre: Iohannes liverus dona alla Congregazione della chiesa di S. Pietro
integram unam terram arbustatam cum intersico suo positam in loco, qui nominatur Planaria maiorem ad S. Donatum. (
Monumenta ad Neapolitani Ducatus Historiam Pertinentia, a cura di B. Capasso, Napoli 1885, Tomo II, p. 88).
965 21 dicembre: Petrus e Iohannes Gennari
habitatores in Planaria maiore promettono di concedere a Stephano figlio del q. Leonis
superiora domus, quod est cammara antiquam…posita intus anc civitate Neapolis in regione Summa platea. (
Monumenta, II, p. 102).
996 20 agosto: Philippus Abbate del Monastero di S. Sebastiano di Napoli concede a Johanni Sige e Petro de Samura
habitatores Planuriae sei appezzamenti di terra
in loco qui nominatur Campana territorii Puteolani. (D.A. Chiarito,
Commento istorico-critico diplomatico sulla costituzione De instrumentis conficiendis per curiales dell’imperador Federigo II, Napoli 1772, p. 176).
996 23 agosto: Iohannes Gige et Petrus De Mauro
habitator in loco qui vocatur Prepontianum, territorio planaria maiore, ricevono da D. Filippo igumeno del monastero dei SS. Sergio e Bacco
tres petias de terra posita in loco, qui vocatur Campana, territorio Puteolano, una cum puteo aque vive et cum gripti et cum introitas suas. (
Monumenta, II, pp. 180-181).
1196 6 maggio: Cartula venditionis con la quale Gaita, figlia del fu Sergio de Cancellum vende ad Anna, monaca nel monastero di San Gregorio Maggiore di Napoli, una terra
campisi sita
in loco qui nominatur Planura Maiore, nel luogo detto
As media planuria. (R. Pilone,
Le pergamene di San Gregorio Armeno (1141-1198), Salerno 1996, pp. 132-134).
Sec. XIII: a tale epoca è riferita dal De Criscio la fondazione dell’originario nucleo urbano di Pianura formato dall’addensarsi delle abitazioni degli operai addetti all’attività estrattiva delle cave del territorio. (G. De Criscio,
op. cit., p. 6).
1206 5 dicembre: Sergio Gaitano vende a Stephano de Ginnaro la metà di due appezzamenti di terreno posti
in loco qui nominatur Planuria Maiore, di cui uno in località
Iulianellu, l’altra
ad Sanctu Nicola ex ipso loco Planuria. (C. Vetere,
Le pergamene di San Gregorio Armeno. II (1168-1265), Salerno 2000, pp. 27-29).
1245 A tale data viene riferita l’inizio dello sfruttamento delle cave di Pianura. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 70)
1270 In un diploma di Carlo I è riportato
villa planurie de pertinentiis Neapolis. (
Registri Angioini dell’Archivio della Zecca di Napoli, anno 1270 f. 15 a t.).
1299-1330 Nel registro di Guillelmi de’ Recuperantia capitano della città di Napoli è riportato che Pianura, tra i casali di Napoli posti sotto il governo del magistrato Johannis de Oferio, è tenuta al pagamento di “tareni duo”. (
I fascicoli della Cancelleria Angioina ricostruiti dagli archivisti napoletani, vol. I, Napoli 1995, p. 20).
1307 Il re Carlo II d’Angiò fa riparare la strada,
ruinata ex tempestate aquarum, che da Napoli conduce al casale di Pianura. (
Registri ..anno 1307, f. 349).
1309 Re Roberto ordina al Capitano di Napoli di rifare le strade che da Napoli conducono a Pianura rese inaccessibili dalle continue piogge. (
Registri ..anno 1309).
1317 In un diploma di re Roberto si impone al Capitano di Napoli di rifare la via
qua de dicta civitate Neapolis itur ad Casale Planurii. (
Registri ..anno 1317 e 1318, f. 282).
1319 In un diploma di Carlo Duca di Calabria è registrato
item petia terre sita in loco ubi dicitur ad Romanos super villam Planure majoris, de pertinentiis Neapolis. (
Registri ..anno 1319 e 1320, f. 145).
1343 Re Roberto ordina al Capitano di Napoli di rifare le strade che da Napoli conducono a Pianura rese inaccessibili dalle continue piogge. (
Registri ..anno 1343).
1428 22 aprile: Angelino de Caro, piperniere, fornisce piperni a Tristano Caracciolo per le sue case in Napoli a Rua Catalana. (Prot. di Not. Jacopo Russo a. 1428, a c. 25; da G. Filangieri,
Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, vol. I, p. 98).
1446 11 novembre: Nardello Cafaro di Cava, piperniere e maestro di muro, promette a messer Perdicasso Basile Conte di Monteodorisio di fargli piperni lavorati per il suo ospizio in Platea Capuana. (Prot. di Not. Jacopo Ferrillo a. 1443-44, a c. 44; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 76-77).
1464 Evaristo di Sanseverino, maestro di pietre, stima alcuni lavori in piperno che maestro Rubino Cioffo esegue per le case di Angelo Como in Napoli. (Prot. di Not. Raguzzo a. 1464, a c. 22; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 417).
1470 5 agosto: Jacobo de Cireno, maestro di pietra, promette ad Antonello Petrucci di fabbricare un arco di piperni con volta nel suo palazzo. (Prot. di Not. Ciro Santoro a. 1470-71, a c. sn; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 127).
1470 Dalla cava di Pianura viene estratto il piperno necessario per la costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli. (G. Filangieri,
Indice, IV, p. 60).
1477 6 marzo: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), prende a bottega Loyse de Paradiso per appararvi l’arte. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1476-77, a c. 70; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1479 Jaymo Sagrera di
Magliorica, piperniere, stipula una convenzione con il Conte di Fondi, Onorato Gaetani, per la fornitura di 24 colonne di piperno con le loro basi, da servire per il chiostro del Monastero di San Francesco di Fondi. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1478-79 a c. 113; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 404).
1479 5 febbrajo: Jaymo Sagrera di Magliorica, piperniere, vende 1500 palmi di piperni lavorati al Conte di Fondi, da servire per i gradini innanzi la chiesa di San Francesco di Fondi. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1478-79 a c. 104; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 404).
1481 Jacobo de Martino, fratello di Berardino, intagliatore di pietre, è uno dei periti dei lavori in piperno eseguiti nella chiesa dell’Annunziata di Napoli, da maestro Ronaldo de Sio di Cava. (Lib. Maggiore della SS. Annunziata, a. 1481 foglio 51; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 135).
1481 Jacobo de Martino, fratello di Berardino, intagliatore di pietre, riceve ducati 166 per 1682 palmi di piperno, da utilizzare per i pilieri e gli archi innanzi alla porta della chiesa dell’Annunziata di Napoli, e ducati 18 per i piperni innanzi all’arco con li pileri et a le due finestre del paradiso, et alla porta del Cellaro. (Lib. Maggiore della SS. Annunziata, a. 1481 foglio 51; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 135).
1484 Secondo Bernardo Quaranta, Ferrante d’Aragona fu il primo che “usasse all’opera del fortificare la pietra detta piperno delle lave di
Succavo e
Pianura”. (
Napoli e luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli 1845, p. 213).
1484 9 aprile: Roberto de Conforti di Cardanico, tagliamonte, insieme a Bonifacio de Franco e Cola Bisante, del pari tagliamonti, si obbliga per la fornitura di 700 palmi di piperno di Succavo per la fabbrica di una scarpa alla casa di Messer Maczeo Ferrillo, conte di Muro. (Prot. di Not. Cesare Malfitano, a. 1483-84, c. 196; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, pp. 135-136).
1487 12 luglio: Luigi Cossa di Napoli, piperniere, vende a messer Antonio Latro una partita di piperni per le nuove mure della città di Napoli. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487, a c. 149; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 143).
1487 12 luglio: Andrea Faneta detto Andreuzzo di Napoli, piperniere, vende al Magnifico Antonio Latro, per la nuova costruzione delle mura di Napoli, una partita di piperni. (Prot. di Not. Francesco Russo, a. 1487a c. 419; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 187).
1487 28 settembre: Leonardo de Siano di San Severino, intagliatore di pietra, vende a messer Antonio Latro, capo dei deputati addetti alla costruzione delle nuove mura della città di Napoli, 20000 palmi di pietre di piperno. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487-88, a c. 32; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 444).
1487 11 dicembre: Andrea Fanetta detto Andruzzo di Napoli, piperniere, insieme a Bonisanno de Martino, vende ad Antonio Latro 40000 pietre di piperno per la medesima ragione. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487, a c. 149; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 143).
1487 11 dicembre: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), vende a messer Antonio Latro 20000 palmi di pietre del monte di Soccavo per la fabbrica delle mura della città di Napoli. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487-88, a c. 137, da G. Filangieri,
Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, vol. II, pp. 132-134).
1488 11 febbraio: Luigi Cossa di Napoli, piperniere, vende ad Antonio Latro per la ragione suddetta palmi 20000 di piperno. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487, a c. 149; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 143).
1489 10 febbraio: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), prende a lavorare nella propria bottega Nardello de Cioffo di Vico. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1487-88, a c. 137; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1490 20 gennaio: Ferraro Panuzio di Cava, fabbricatore e intagliatore di pietre, insieme a Sargano Ferraro, fabbricatore e intagliatore di pietre, vende e messer Antonio Latro palmi 50000 di pietre di piperno del monte di Soccavo per la costruzione delle mura di Napoli. (Prot. di Not Francesco Russo, a. 1489-90, a c. 173; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 201).
1490 9 giugno: Berardino de Martino di Napoli piperniere, architetto e scultore (1477-1508), mutua a Geronimo d’Amato di Napoli ducati 20 che questi promette escomputare in lavoro di piperniere, fino alla estinzione di detta somma. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1489-90, a c. 305; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp.132-134).
1490 16 giugno: Leonetto di San Severino, incisore di pietre, vende al magnifico Antonio Latro tutta quella quantità di piperni necessari alla costruzione di due partite di mura della città di Napoli. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1490-91, a c. 363; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 417).
1491 20 luglio: Berardino de Martino di Napoli,piperniere, architetto e scultore (1477-1508), stipula una quietanza per le somme da lui ricevute per il prezzo delle pietre di piperno fornite per l’opera di rivestimento del campanile di San Lorenzo Maggiore di Napoli. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1489-90 a c. 383; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1491 23 luglio: Berardino Constabile di San Severino dichiara di aver ricevuto ducati 4 per 500 palmi di pietre di piperno lavorate e poste in opera nella cappella di San Matteo nella piazza di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli. (Prot. Di Not. Cesare Malfitano a. 1490-1491, a c.389; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 137).
1494 4 marzo: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), vende a Giovanni Ricca alcuni piperni lavorati alla piana per le sue case a Porta Capuana. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1493-94 a c. 155; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1494 4 aprile: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), riceve ducati 30 per la fornitura di piperni per l’opera del campanile di San Lorenzo Maggiore di Napoli. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1492-93 a c. 155; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp.132-134).
1494 7 aprile: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), stipula un società con varii maestri pipernieri per i lavori alla scarpa del frontespizio dell’Orto del Bulgaro, detto l’Orto del Paradiso. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1493-94 a c. 193; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1494 7 aprile: Panuzio Ferraro di Cava, fabbricatore e intagliatore di pietre, stipula, insieme ad altri pipernieri, una convenzione con maestro Berardino de Martino per i lavori alla scarpa del frontespizio dell’orto del Bulgaro, detto l’Orto del Paradiso. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1493 c. 193; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 201).
1494 10 aprile: Panuzio Ferraro di Cava, fabbricatore e intagliatore di pietre, stipula una quietanza per sé e per gli altri maestri di muro per 100 ducati ricevuti in conto delle fabbriche da farsi dalla piazza del Formello sino a Poggioreale in Napoli. (Prot. di Not. Nic. Ambrogio Casanova, a. 1494, a c. 96; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 201).
1495 14 maggio: Luca de Franco di Napoli, piperniere, vende a Luigi Macedono di Napoli per la sua casa 1500 palmi di piperno lavorato metà piano e metà a cordone. (Prot. di Not. G. Antonio Cesario a. 495, a c.136; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1495 24 giugno: Luca de Franco di Napoli, piperniere, conviene col Rev. Petruccio di Barletta, priore del monastero di S. Pietro a Majella, di vendergli la pietra di piperno occorrente al compimento della fabbrica della chiesa. (Prot. Di Not. Cesare Malfitano a. 1494-1495, a c.274; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1496 8 marzo: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), stupila una convenzione con il magnifico Giovan Battista Cicinello di Napoli, procuratore di San Lorenzo Maggiore e con il magnifico Antonio Russo, per tutti i lavori di piperno da fornire all’opera del campanile della chiesa fino alla cornice di coronamento del secondo ordine. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1595-96 a c. 154; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1497 30 gennaio: Luca de Franco di Napoli, piperniere, vende a Franco della Gatta per la sua casa in Napoli una porta in Piperno e sei finestre del pari di piperno, la porta per ducati16 e le finestre per ducati 5 ciascuna. (Prot. Di Not. Cesare Malfitano a. 1494-1495, a c.274; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1499 11 giugno: Michele di Franco, piperniere, vende a messer Alfonso Caracciolo tutta quella quantità di piperni lavorati che occorrevano all’opera delle sue case al vico Barrili in sedil capuano. (Prot. di Not. Ambrogio Casanova a. 1498-99, a c. 329; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1499 17 settembre: Anello e Paolo Russolillo contraggono società per la durata di anni quattro, con Luca de Franco, del pari piperniere. (Prot. di Not. Aniello Giordano a. 1499, a c. 456; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 392).
1500 28 febbraio: Michele di Franco, piperniere, si obbliga con i maestri della Santa Casa dell’Annunziata di Napoli di fornire tutta quella quantità di piperni di Soccavo necessari alla costruzione del chiostro superiore a quello delle donne. (Prot. Di Not. Francesco Russo a. 1499-1500, a c.108, da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1500 5 novembre: Panuzio Ferraro di Cava, fabbricatore e intagliatore di pietre, dichiara di aver realizzato alcune fabbriche per le mure della città di Napoli in cambio delle quali riceve ducati 50. (Prot. di Not. Giov. Majorana, a. 1500-01, a c.68; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 201).
1500 19 dicembre: Berardino de Martino di Napoli piperniere, architetto e scultore (1477-1508), stipula quietanza per l’opera del campanile di San Lorenzo Maggiore di Napoli. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1500-01 a c. 125; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1504 17 luglio: Salvatore Sacrera, piperniere, vende piperni lavorati a messer Vito Pisanelli per le sue casa in Sedile di Montagna nella Parrocchia di Sant’Angelo a Segno in Napoli. (Prot. di Not. Giovanni Majorano a. 1503-04, a c. 189; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 438).
1504 11 dicembre: Luca de Franco di Napoli, piperniere., vende a Camillo Mercatante per la sua casa di Napoli una porta di piperni bianchi larga palmi otto e mezzo ed alta quindici con tre bastoni simile a quella di messer Novello Paparo in Porta Nolana di Napoli. (Prot. Di Not. Jeronimo Ingrignetti a. 1504-1505, a c.99,; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1505 16 marzo: Leonardo de Siano di San Severino, piperniere, vende dpiperni lavorati, nonché una porta di piperno, larga palmi sette ed alta undici, a messer Vincenzo de Laudato di Gaeta. (Prot. di Not. Geronimo Ingrignetti a. 1504-05, a c. 159; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 444).
1506 21 aprile: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), vende piperni lavorati all’opera del Monastero di San Gaudioso in Napoli. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1505-06 a c. 263; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1507 11 gennaio: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), stupila un’altra quietanza per l’opera del campanile di San Lorenzo Maggiore di Napoli. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1507-08 a c. 123, da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1507 12 luglio: Leonardo de Siano di San Severino, piperniere, insieme a Secrera Salvatore, del pari piperniere, conviene col Rev. Abate Trojano Pignoletti di Napoli di fornire tutti i piperni necessari alla costruzione degli scalini della chiesa di Santa Maria dei Pignatelli in Piazza di Nido. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1506-07, a c. 256; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 444).
1507 12 luglio: Salvatore Sacrera, piperniere, insieme a Salvatore de Siano conviene col Rev. Abate Troiano Pignatelli di Napoli di fornire tutti i piperni necessari alla costruzione degli scalini della chiesa di Santa Maria dei Pignatelli in Piazza di Seggio di Nido. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1506-07, a c. 256; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 438).
1508 8 gennaio: Berardino de Martino di Napoli, piperniere, architetto e scultore (1477-1508), vende dei piperni lavorati per gradini, lamie e fumajuoli al nobile Alfonso Ricca per le sue case a Porta Capuana in Napoli. (Prot. di Not. Nic. Ambrogio Casanova, a. 1507-08, a c. 161; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 132-134).
1509 20 agosto: Michele di Franco, piperniere, conviene con messer Marco de Afeltro di Napoli procuratore del Magnifico Matteo Acquaviva duca di Atri, per la vendita di tutte quelle pietre di piperno che al medesimo duca saranno necessarie per la costruzione di una sua casa a Porta Donnorso in Napoli. (Prot. Di Not. Cesare Malfitano a. 1508-1509, a c.109; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1510 18 settembre: Michele di Franco, piperniere, Conviene con il Governo della Santa Casa dell’Annunziata di Napoli per la vendita di piperni necessari al prolungamento dell’ospedale della Casa suddetta “tutti belli e lavorati”. (Prot. Di Not. Francesco Russo a. 1509-1510, a c.144; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1511 26 aprile: Giosuè de Martino di Bernardino di Napoli, intagliatore e piperniere, fornisce al magnifico messer Giov. Battista de Raymo di Napoli, figlio e procuratore di messer Loyse, tutta quella quantità di piperni occorrenti ad alcuni lavori da farsi nelle case del medesimo. (Prot. di Not. Nic. Ambrogio Casanova a. 1510-11, a c. 150; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 134).
1514 15 settembre: Michele di Franco, piperniere, esegue alcuni fregi, rnici ed altro alle case del duca di Atri secondo i disegni di Giovanni Mormanno. (Prot. Di Not. Cesare Malfitano a. 1514-1515, a c.109; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 232).
1514 5 ottobre: Giosuè de Martino di Bernardino di Napoli, intagliatore e piperniere, vende ai nobili messer Loise Galeota, Alberico de Coctis e Giovan Paolo de Penna di Napoli tutti i piperni occorrenti all’opera della chiesa dell’Annunziata, simili agli altri esistenti nella cappella dell’Ecc.mo Conte di Matera nella medesima chiesa. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1514-15, a c. 150; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p.134).
1515 22 maggio: Giosuè de Martino di Bernardino di Napoli, intagliatore e piperniere, vende ai nobili Loiso Galeota, Rencio de Campora, Giovan Paolo de Penna e Julio Ferrajolo di Napoli, maestri economi e governatori della chiesa ed ospedale della Santissina Annunziata di Napoli tutta la quantità di piperni che saranno necessari alla nuova edificazione e riforma della chiesa medesima, assegnandone i vari prezzi, simili a quelli esistenti nella cappella del Conte di Matera in detta chiesa. (Prot. di Not. Francesco Russo a. 1514-15, a c. 167; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 134).
1516 10 aprile: Giosuè de Martino di Bernardino di Napoli, intagliatore e piperniere, contratta con il Rev. Geronimo Monopoli, Provinciale dell’Ordine di San Domenico, la vendita di tutti i piperni necessari per la costruzione dell’ala sinistra della chiesa di San Domenico Maggiore. (Prot. di Not. Cesare Malfitano a. 1515-16, a c. 202; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 134).
1519 11 febbraio: Cesare de Siano di Napoli, marmoraio, insieme a Salvatore de Siano, vende una quantità di piperni lavorati sia di piano che modanati a Frate Lazzaro Colombino domenicano della Congregazione di Lombardia per l’ampliamento della Chiesa di S.anta Caterina a Formello in Napoli. (Prot. di Not. Nicola Ambrogio Casanova a. 1518-19, a c. 199; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 443).
1519 11 febbraio: Cesare e Salvatore de Siano di Napoli, pipernieri, vendono 2400 palmi di piperno per la fabbrica di ampliamento della chiesa di Santa Caterina a Formello in Napoli. (Prot. di Not. Nic. Ambrogio Casanova a. 1518-19, a c. 199; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 445).
1520 Ha inizio la serie di Rettori e Parroci della Chiesa di San Giorgio di Pianura notati fino all’anno 1876. (G. De Criscio,
op. cit., p. 7).
1544 7 agosto: Martino Vitale di Napoli, piperniere, fornisce al magnifico Cosimo Pinelli, per il suo palazzo, una quantità di piperni lavorati secondo i disegni di Giovan Francesco de Palma alias Mormando. (Prot. di Not. Giov. Pietro Cannabario a. 1544-45, a c. 95; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 236-37).
1544 13 agosto: Giovan Francesco de Palma di Napoli alias Mormando, pittore, organaio e architetto fornisce i modelli per i lavori di intaglio di piperni da eseguirsi da maestro Niccolò Vassallo da Sangermano, per le case di Cosimo Pinelli. (Prot. di Not. Giov. Pietro Camcabario a. 1544-45, a c. 95; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 236-37).
1544 13 novembre: Martino Vitale di Napoli, piperniere, fornisce piperni a Donna Lucrezia Villaut per la costruzione del suo palazzo in Napoli. (Prot. di Not. Giovangiacomo Cavaliere a. 1544-45, a c. 110; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 513).
1545 25 febbraio: Francesco de Sarti di Cesena, piperniere, si pone a bottega con maestro Nicola de Vassallo di Napoli, piperniere, per la durata di un anno. (Prot. di Not Giov. Giacomo Cavaliero a. 1544-45, a c. 228; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 427).
1545 12 maggio: maestro Jacobo de Franco di Napoli promette fornire al magnifico Pinello tutti i piperni che occorrevano alle sue case, in Piazza Pignatelli, di quella quantità, grandezza e lavoro che verrà ordinato da Giovan Francesco de Palma alias Mormando. (Prot. di Not. Giov. Giacomo Cavaliere a. 1544-45, a c. 245; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 236-37).
1545 5 giugno: Pier Francesco di Napoli, piperniere, conviene con messer Sigismondo di Orlando di Napoli di vendergli tutta quella quantità di piperni necessari alla costruzione delle sue case. (Prot. di Not. Giov. Giacomo Cavaliere a. 1544-45, a c. 307; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 211).
1545 13 novembre: Martino Vitale di Napoli, piperniere, contratta con Pinelli per la fornitura e lavoratura di piperni occorrenti alla costruzione di una villa a Giugliano. (Prot. di Not. Pietro Cannabario a. 1544-45, a c. 69; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 513).
1545 15 novembre: maestro Martino Vitale di Napoli, piperniere, si obbliga di fornire piperni per le case del magnifico messer Cosimo Pinelli lavorati giusta le propozioni date dal de Palma. (Prot. di Not. Giov. Pietro Cannabario a. 1545-47 a c. 251,; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, pp. 236-37).
1545 15 settembre: Jacobo de Franco di Napoli, piperniere, conviene con il priore della chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli, D. Lorenzo da Verosa, per la vendita di quella quantità di piperni necessari alle costruzioni di detta chiesa. (Prot. di Not. G. Giacomo Cavaliero a. 1544-45 a c.284; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 231).
1547 18 luglio: Martino Vitaya, piperniere, conviene con Giovan Francesco de Guido, Procuratore del Monastero di Santa Patrizia di Napoli per la vendita della quantità di piperni lavorati chesarà ordinata da Messer Giovan Francesco de Palma per la tribuna della chiesa di detto Monastero. (Prot. di Not. Giandomenico de Maria a. 1546-47, a c. 144; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 517).
1548 21 dicembre: Martino Vitale di Napoli, piperniere, viene citato in un rogito nel quale Bernardino Pacifico di Napoli conviene col Procuratore del Duca di Gravina per la fornitura dei piperni della sua casa di Soccavo da fornirsi da MartinoVitale. (Prot. di Not. Giov. Domenico de Maria a. 1548-49, a c. 170; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 513).
1549 3 maggio: Geronimo de Pacifico di San Severino, piperniere, conviene con il procuratore di Santa Patrizia per la consegna di quella quantità di piperni delle cave di Soccavo, di proprietà di maestro Bernardino Pacifico, che occorrerà per detto Monastero. (Prot. di Not. Giov. Domenico de Maria a. 1549-50, a c. 55 da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 230).
1555 18 giugno: Geronimo de Pacifico di San Severino, piperniere, vende a messer Domenico Candido di Napoli tre “steffii ovvero spallette di piperno per bottega” di varia misura. (Prot. di Not. Giovan. Antonio Maistri, a. 1554-55 a c. 180; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 230).
1556 18 maggio: Jacobo de Franco di Napoli, piperniere, promette di consegnare a Berardino Canpulo vari pezzi di piperno lavorato per le nuove case che esso Berardino costruisce alla Vicaria Vecchia. (Prot. di Not. Domenico Polumbo a. 1555-56 a c.169; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 231).
1560 12 marzo: Giovan Antonio de Siano di Napoli, piperniere, vende alle suore di San Gaudioso di Napoli quella quantità di piperni bianchi lavorati necessari al lavoro di una porta simile a quella di Santa Maria delle Grazie Maggiore di Napoli. (Prot. di Not. Giacomo Aniello della Porta a. 1560-76, a c. sn; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 443).
1562 Il vescovo di Pozzuoli Matteo Castaldo conferisce al canonico decano di Pozzuoli, D. Francesco Russo, il bneficio ecclesiastico di S. Cosmo e di S. Egidio nel casale di Pianura. (G. De Criscio,
op. cit., p. 12).
1567 15 aprile: Antonio d’Anfora di Napoli, piperniere, si obbliga di fornire ad Egidio de Tappia tutti i piperni lavorati secondo i disegni di Giovan Francesco Palma alias Mormando, occorrenti alla fabbrica del palazzo di esso Tappia in via Toledo. (Prot. di Not. Aniello Rosanova a. 1566-67, a c.326; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 18).
1568 25 maggio: Giovan Ferrante Pacifico, piperniere, si obbliga di consegnare a Giovan Leonardo Barba tutti i piperni lavorati occorrenti per l’edificio da farsi sulle botteghe di essi fratelli Barba a Forcella. (Prot. di Not. Giov. Antonio de Ruggiero, a. 1568 a c. 633; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 230).
1570 16 dicembre: Giovan Ferrante Pacifico, piperniere, riceve da Silvestro Scoppa ducati undici, a compimento di ducati 40 per certa quantità di piperni vendutigli. (Prot. di Not. Giov. Antonio de Ruggiero, a. 1568 a c. 633; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 230).
1572 10 luglio: Paolo Saggese di Napoli, piperniere, vende ai governatori dell’Arciconfraternita dello Spirito Santo tutte le pietre occorrenti “per lo cornicione et frontespizio dell’Ecclesia quale venerà alla faccia de la porta de detta ecclesia. Et cossì ancora per lo cornicione che venerà intorno della faccia de fore de detta ecclesia, de prete de Caczano de Sorrento che la radecha forte et tutto de uno colore … et ben lavorate … A ragione de carlini decenove per qualsevoglia canna dello cornicione. Et de arcotravo ad ragione de carlini trenta il centenaro delli palmi…de cacciata lo cornicionee dui palmi et mezzo”. (Prot. di Not. Cristoforo Cerlone a. 1571-72, a c. 254; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 403).
1573 13 settembre: Paolo Saggse di Napoli, piperniere, promette ai Governatori dell’Arciconfraternita dello Spirito Santo di fornir loro tutta quella Quantità di pietra che sarà necessaria “per lo cornicione che venerà intorno alla ecclesia de dentro, de prete de Caczano de Sorrento de la radica, che siano tutte d’uno colore con forme bone et perfette. Et le promette consignare lavorate de quello lavore che è già incomentate una preta de piperno che sta dentro detta ecclesia. Et secondo il disegno datogli per maestro Vincenzo della Monica”. (Prot. di Not. Cristoforo Cerlone a. 1572-74, a c. 10; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 403).
1582 29 gennaio: Paolo Saggese di Napoli, piperniere, promette di consegnare a Luca Balestriero di Napoli, “uno cantone di palmi quattro et mezzo per faccie due de palmi dui de bocca d’opera, alto palmi dudici: uno staffio de tre palmi in faccie et dui palmi de bocca d’opera, alto palmi tredici … una porta tonna squarciata de palmi dui de bocca d’opera, ed altri piperni lavorati”. (Prot. di Not. Cristoforo Cesare Rosanova a. 1582 a c.39; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 403).
1582 10 marzo,: Ausilio Coragio, piperniere, promette a Fabrizio Reale di fornirgli t quella quantità di piperni lavorati necessari per la fabbrica di talune case alla piazza di Don Pietro in Napoli. (Prot. di Not. Giulio Cesare de Ruggiero a. 1582, a c.9; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 139).
1585 21 maggio: Ausilio Coragio, piperniere, si obbliga a fornire a Scipione Riccio di Napoli tutti i piperni lavorati occorrenti per la casa in costruzione di esso Scipione sita nella piazza del Seggio di Nilo
prope Ecclesiam Sancti Jannerelli. (Prot. di Not. Cesare de Ruggiero a. 1585, a c.326; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 139).
1585 20 luglio: Dionisio Cassano di Napoli, piperniere, prende a bottega Vincenzo Scarano di San Severino. (Prot. di Not. Pompeo de Angelis a. 1584-85, a c.360; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 105).
1587 20 marzo: Marzio de Curzio di Napoli, piperniere, si obliga di fornire al monastero di Sant’Agnello Maggiore tutti i piperni necessari per la fabbrica del monastero. (Prot. di Not. Luigi Giordano a. 1587, a c.77; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 157).
1587 27 marzo: Arcangelo d’Alessio, piperniere napoletano, cede a Mario Fiorenza, piperniere, la costruzione della chiesa di Mugnano. (Prot. di Not. Aniello Rosanova a. 1586-87, a c.184; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, pp. 212-213).
1589 25 gennaio: Giuseppe Gantiero di San Severino, piperniere, promette al priore ed ai monaci di Montevergine in Napoli di fornir loro quella quantità di piperni necessaria alla fabbrica del monastero e della chiesa. (Prot. di Not. Giulio Cesare de Ruggiero a. 1589 a c.289; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. I, p. 278).
1591 5 gennaio: Giovan Angelo Lanzetta di Napoli, piperniere, prende in fitto da Claudia Bianca, vedova di Marcantonio de Francesco, il monte dove dicesi de la Cerquella nella terra di Soccavo, per cavare piperni. (Prot. Di Not. Aniello Rosanova, a. 1590-92, a c. 159; da G. Filangieri,
Indice …cit., vol. II, p. 51).
1601 5 giugno: Il rettore della Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone lamenta grosse difficoltà a reperire il materiale lapideo necessario al completamento della chiesa perché tutto il piperno che si cavava a Pianura e Soccavo era utilizzato per la costruzione del palazzo reale ( R. Ruotolo,
Documenti sulla chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone, in «Napoli Nobilissima», VII, 1968, pp. 219, 222).
1620 Il vescovo di Pozzuoli, Mongiojo Galatino, dona alla chiesa parrocchiale di Pianura le reliquie di San Giorgio Martire. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 75).
1632 L’umanista e archeologo francese Jean Jacques Bouchard, in viaggio in Italia, ricorda le cave di Pianura dalle quali si estrae tutto il piperno che viene trasportato a Napoli ( J.J. Bouchard,
Les confessions de Jean-Jacques Bouchard: publiees pour la premiere fois sur le manuscrit de l'auteur, suivies de son voyage de Paris a Rome en 1630, Paris 1881).
1637 5 giugno: Pianura è compresa tra i casali della città di Napoli che presentarono una protesta al vicerè contro l’editto che consentiva la vendita dei casali demaniali. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 72).
1670 Pianura rientra tra i XXVII casali di Napoli, cui erano riconosciuti privilegi relativi alla tassa del focatico. (G. De Criscio,
op. cit., p. 6).
1678 Il casale di Pianura viene venduto
in feudum dalla Real Camera della Sommaria per 5800 ducati al barone D. Francesco Antonio Grasso (o Grassi); vendita ratificata con real assenso nel 1688. (G.E. Rubino,
Pianura, in C. De Seta,
I casali di Napoli, Roma-Bari 1984, p. 102).
1680 Al barone D. Francesco Antonio Grasso succede il figlio Lorenzo Grasso. (G. De Criscio,
op. cit., p. 6).
1684 10 maggio: Mariano Figliolino di Napoli, piperniere, stipula una convenzione con il Padre Celestino Tireno, abate di San Pietro a Majella in Napoli, per una balaustrata da farsi sul cornicione del chiostro nuovo in pietra di Sorrento e piperno giusta i disegni di maestro Antonio Galluccio. (Prot. di Not. Gennaro de Grisi a. 1684, a c.70; da G. Filangieri,
Documenti…cit., vol.II, p. 430; vol. I, p. 208).
1711 Diviene barone di Pianura Bartolomeo Grasso, conte Palatino del Sacro Roamno Impero. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 76).
1722 1 marzo: muore a Pianura il barone D. Bartolomeo Grasso e gli succede Francesco Enrico Grasso. (G. De Criscio,
op. cit., p. 13).
1732 Giuseppe Coppola è regio governatore del casale di Pianura. (G. De Criscio,
op. cit., p. 13).
1739 22 ottobre: secondo il Giustiniani a tale data risalirebbe una frana fra le più memorabili della cava di Pianura, che provocò la morte di undici operai addetti allo scavo di piperno per le fabbriche di Capodimonte e Portici rimasti intrappolati nelle gallerie. (L. Giustiniani,
Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Tomo VII, Napoli 1804, p. 177).
1741 Papa Benedetto XIV dona al rev. Gennaro Sperandio alcuni benefici ecclesiastici, tra cui quelli di San Giorgio Martire a Pianura. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 79).
1749 2 marzo: decreto reale che costituisce in ente morale la Congrega del SS. Rosario di Pianura. (G. De Criscio,
op. cit., p. 13).
1783 Il vescovo di Pozzuoli, Girolamo Dandolfi, consacra la chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire di Pianura. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 79).
1796 Nel
Dizionario del Sacco è riportato che “ne’ contorni di questo Casale v’è un cratere di volcano estinto, e nelle colline, che guardano l’occidente di questo stesso cratere vi sono le pietraje, d’onde si cava il piperno, ch’è una pietra volcanica fatta da rottami di lave a base di pietra di selce con frammenti di feldispato”. (F. Sacco,
Dizionario geografico-istorico-fisico del regno di Napoli, Tomo III, Napoli 1796, p. 59).
1797 Viene eletto vescovo di Pozzuoli Carlo Maria Rosini. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 88).
1804 Nel
Dizionario del Giustiniani Pianura è descritta come “un villaggio assai infelice” ove si respira “un’aria veramente micidiale ne’ tempi estivi. I suoi naturali ascendono a circa 1800, parte addetti all’agricoltura, e parte al trasporto delle pietre di piperno, che tagliansi da quelle colline tenute in affitto da’ nostri maestri pipernieri da’ padroni delle medesime”. (L. Giustiniani,
op. cit., p. 177).
1806 Nicola Cecere è il Regio Governatore di Pianura. (G. De Criscio,
op. cit., p. 6).
1855 A quest’epoca l’attività estrattiva nelle cave di Pianura è attestata dal De Cesare “Il piperno…si cava presso di noi in
Pianura ed in
Soccavo ove è sottoposto alla grande massa di tufo di cui si compone il monte superiore dei Camaldoli”. ( F. De Cesare,
La scienza dell’architettura applicata alla costruzione, alla distribuzione, alla decorazione degli edifici, Napoli 1855-56, vol. I, p. 10).
1881 Il Comune di Pianura conta 3687 abitanti e viene segnalato nel
Dizionario Universale per la presenza delle cave di piperno e di ruderi di antichità romane. (E. Treves, G. Strafforello,
Dizionario Universale, Milano 1881, vol. II, p. 1663).
1911 Il Comune di Pianura registra 5042 abitanti. (
Statistica antica di Pianura, citata in G. De Criscio,
op. cit., p. 5).
1926-27 Il territorio del Comune di Pianura viene annesso al Comune di Napoli. (R. Mele, S. Varchetta,
op. cit., p. 25).
1967 Nella Relazione della Commissione per lo studio del sottosuolo di Napoli, pubblicata a cura del Comune di Napoli, si riporta che le cave del territorio di Pianura e Soccavo sono quasi tutte in disuso e pericolanti e che l’estrazione del piperno è limitata a casi piuttosto rari, dettati quasi esclusivamente da necessità legate all’utilizzazione per interventi di restauro (
Il sottosuolo di Napoli, Relazione della Commissione di Studio, Napoli 1967, p. 42).
Note
(1) Rilievo geologico dei Campi Flegrei, estratto da «Bollettino del Servizio Geologico d’Italia», vol. 76, Roma 1955, pp. 155-156.
(2) Il sottosuolo di Napoli, Relazione della Commissione di studio, Napoli 1967, pp. 41-42.
(3) Gianni Picone, Da Posillipo a Cuma. Scienza, mito, storia e archeologia sui Campi Flegrei, Napoli 1981, p. 145.
(4) Su Pianura cfr. Nicola Del Pezzo, I Casali di Napoli, in «Napoli Nobilissima», I, 1892, p. 92; Domenico Chianese, I casali antichi di Napoli, Napoli 1938; Gregorio E. Rubino, Pianura, in Cesare De Seta, I casali di Napoli, Roma-Bari 1984, pp. 97-116.
(5) Vito Cardone, L’identità dei Campi Flegrei, in Vito Cardone, Lia Papa, L’identità dei Campi Flegrei, Napoli 1993, pp. 15-16.
(6) Claude Albore Livadie, Il territorio flegreo: dall’eneolitico al preellenico di Cuma, in Napoli antica, Napoli 1985, pp. 55-62.
(7) Su Vivara cfr. L’insediamento preistorico di Vivara, in Napoli antica… cit., pp. 35-43.
(8) Enrica Pozzi, Il percorso della mostra tra il Museo di ieri e il Museo di domani, e Claude Albore Livadie, Cuma Preellenica, in Napoli antica… cit., p. 17 e pp. 62-75.
(9) Ivi, p. 16.
(10) Giovanni Pugliese Carratelli, I Greci in Campania, in “Storia e civiltà della Campania. L’Evo antico”, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli 1991, p. 74; Giuliana Tocco Sciarelli, La fondazione di Cuma, in Napoli antica… cit., pp. 87-90.
(11) Stefano De Caro, Partenope-Palaepolis: la necropoli di Pizzofalcone, in Napoli antica… cit., pp. 99-102.
(12) Ettore Lepore, La vita economica e sociale, in “Storia di Napoli”, vol. I, Napoli 1967, pp. 182-183; Alfonso Mele, Neapolis, in Napoli antica… cit., pp. 104-106.
(13) Werner Johannowsky, L’organizzazione del territorio in età greca e romana, in Napoli antica… cit., p. 333.
(14) Werner Johannowsky, Contributi alla topografia della Campania antica. La via Puteolis-Neapolim, in «Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli», XXVII, Napoli 1952, pp. 83-143.
(15) Mario Napoli, Napoli greco-romana, Napoli 1959, pp. 112, 115; Roberto Di Stefano, Distribuzione delle cavità rispetto al territorio urbano, in Il sottosuolo…cit., pp. 121-122.
(16) Cfr. Domenico Mallardo, La via Antiniana e le memorie di San Gennaro, in «Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti», XVI, Napoli 1939.
(17) Antonio e Michele Scherillo, I Campi Flegrei e la stratigrafia napoletana, Napoli 1990, p. 18 nota 4, p. 48 nota 26.
(18) Da Napoli alla Solfatara, in I Campi Flegrei un itinerario archeologico, a cura di Paolo Amalfitano, Giuseppe Camodeca, Maura Medri, Venezia 1990, p. 21.
(19) Rosario Mele, Salvatore Varchetta, Pianura angolo dei campi Flegrei, snt, 1992, pp. 65-66.
(20) Salvatore Di Fusco, Notizie storiche di Pianura, s.n. 1914; integralmente riportato in Rosario Mele, Salvatore Varchetta op. cit., p. 102.
(21) Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Tomo VII, Napoli 1804, p. 175.
(22) Vincenzo Ambrogio Galdi, Sull’antichità di Pianura, uno de’ 37 casali della fedelissima città di napoli, e sulle vetuste scritture…dissertazione recitata in un congresso arcaico tenuto a 29 ottobre 1794 del conte Eumelo Fenicio, Napoli 1795.
(23) La testimonianza è riferita al ritrovamento di un tratto dell’antica murazione rinvenuto nei pressi di San Domenico e rilevato dall’architetto Francesco Pachiatti (sic.), più propriamente Picchiatti, i cui disegni erano conservati nel museo del conte di Pianura. Cfr. Karl Julius. Beloch, Campania. Storia e topografia della Napoli antica e dei suoi dintorni, edizione a cura di Claudio Ferone e Giovanni Pugliese Carratelli, Napoli 1989, p. 81.
(24) Da Napoli alla Solfatara…cit., pp. 21, 23.
(25) Giuseppe De Criscio, Cenni storici sul Comune di Pianura, Pozzuoli 1911, p. 5, citazione tratta da Giovanni Diacono, Cron. Episcop. Neapolit.
(26) Per i documenti citati vedi il regesto allegato.
(27) Monumenta ad Neapolitani Ducatus Historiam pertinentia, a cura di Bartolomeo Capasso, Tomo II, Napoli 1892, p. 173.
(28) Monumenta, II, pp. 180-181.
(29) Amedeo Feniello, Per la storia di Napoli angioina: la collina di Posillipo, in Ricerche sul Medioevo napoletano, a cura di Alfonso Leone, Napoli 1996, p. 35.
(30) Giuseppe De Criscio,, op. cit., p. 6.
(31) Vedi il regesto.
(32) Lorenzo Giustiniani, op. cit., p. 176.
(33) Giuseppe De Criscio,, op. cit., p. 9.
(34) Danila Jacazzi, Sperimentazione e diffusione dell’architettura del classicismo: idee, modelli e artisti nella Campania del Quattrocento, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania. Saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, p. 25.
(35) Effemeridi delle cose fatte per il Duca di Calabria (1484-1491) di Joampiero Leostello Da Volterra da un Codice della Biblioteca Nazionale di Parigi, in Gaetano Filangieri, Documenti per la storia le arti e le industrie delle provincie napoletane, Tipografia dell’Accademia Reale delle Scienze, vol. I, Napoli 1883; p. LXXI.
(36) Napoli e luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli 1845, p. 213.
(37) Francesco Penta, I materiali da costruzioni dell’Italia Meridionale, vol. I, Napoli 1935, p. 67.
(38) Gregorio E. Rubino, op. cit., pp. 103-104.
(39) Citazione, priva di riferimento, riportata in Rosario Mele, Salvatore Varchetta, op. cit.. 56.
(40) Viaggi alle Due Sicilie e in alcune parti dell’Appennino di Lorenzo Spallanzani, tomo I, Milano 1825, pp. 57-119.
(41) Topografia fisica della Campania di Scipione Breislak, Firenze 1798, pp. 225-233.
(42) Vito A. Sirago, L’opera culturale di Guglielmo Guiscardi nel primo ventennio dell’Unità d’Italia, estratto da «Studi Storici Meridionali», anno V, sett.-dic. 1985.
(43) Guglielmo Guiscardi, Il Piperno, in Rendiconto della Regia Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, anno VI, fasc. 2, Napoli 1867, pp. 221- 226.
(44) Vito Cardone, Le attività estrattive, in Vito Cardone, Lia Papa, op. cit., p. 78.
(45) Francesco Penta, op. cit., p. 67.